I colori della cerimonia funebre: il nero occidentale
Aprile 1, 2021Nella nostra cultura italiana, il nero è indubbiamente il colore associato ai funerali ma, sebbene nel nostro campo visivo, questa sia una pratica tradizionale accreditata, nel concreto sono poche ormai le persone che indossano solo capi neri durante una cerimonia luttuosa. La contemporaneità ci ha fatto allontanare da codici comportamentali in passato quasi istituzionalizzati. Per le donne, infatti, l’outfit doveva essere completamente di nero, mentre agli uomini era consigliato di indossare una fascia nera o il bottone del lutto, posto come spilla sulla giacca. Nei paesini più conservatori, specie in quelli dell’entroterra sardo e siculo, l’applicazione del nero si estendeva addirittura alla tintura di porte e mobili con il nero, insieme all’allestimento di tende molto scure, incapace di far entrare la luce in casa, e coperte dal colore grigio scuro. Il nero ha avuto una forte applicazione sicuramente grazie alla diffusione del Cristianesimo in Occidente, ma le origini risalgono all’epoca romana per la quale erano assolutamente vietati i colori chiari durante il periodo di lutto.
Tra passato e presente: le declinazioni del rosso
Sebbene il senso comune ci inviti a non pensare al rosso come un colore associato ad un periodo luttuoso, in realtà è probabile che uno dei primi colori funebri della preistoria e del neolitico sia stato proprio il rosso. Questo perché era usanza rituale colorare, con della terra rossastra, le salme deposte, nella volontà semantica di proiettare nel defunto una vitalità ormai svanita correlata al colore del sangue. Anche la cultura Egiziana e Romana vedevano un’associazione del rosso al rito della morte: nell’epoca faraonica il sarcofago era avvolto da tessuti rossi, perché nel linguaggio del tempo “arrossire” significava “prestarsi alla morte”. Attualmente il rosso è ancora un colore del lutto, specialmente in alcuni paesi africani e nelle culture indigene, mentre in Europa la pratica si è persa presso la popolazione dopo l’era dell’antica Roma, ma è rimasta nella pratica delle celebrazioni funerali del papa, per cui tutti gli ecclesiastici indossano i paramenti rossi.
L’inusuale bianco
Mentre in Occidente il bianco rappresenta la purezza di un nuovo amore, in molte altre culture viene associato al pallore che si ha quando l’anima si distacca dal corpo. Nella zona meridionale del Camerun, le vedove, nello specifico, sono abituate a dipingersi le gambe con una polvere bianca, mentre nel Tongo, le persone che vivono il lutto, si colorano di bianco la fronte, segnando una fascia intorno alla testa. In Cina, come in molti paesi orientali, il bianco non è mai utilizzato durante le feste e i momenti ricreativi e, soprattutto, rappresenta un cattivo auspicio, incartare i regali con carta pacchi bianca. Il Giappone come la Cina, rispetto a molti paesi Occidentali, hanno continuato con le loro usanze secolari, che rappresentano per noi una bizzarria ma che, nella loro cultura, hanno il senso legato alla tradizione orientale.
Cercare di capire i codici comportamentali di un funerale, non sempre è alla portata di qualcuno che sta vivendo un lutto. In questa prospettiva organizzativa Cattolica San Lorenzo progetta onoranze funebri a Roma nella speranza di soddisfare le chiavi linguistiche di un funerale premeditato dal defunto o voluto dai parenti del caro venuto a mancare. Tutto questo nel tentativo di colorare con il giusto rispetto e il giusto linguaggio l’ultimo momento della vita di una persona.